I MIEI LIBRI, I MIEI PENSIERI, IL MIO MONDO

LE DONNE CHE LEGGONO

Le donne che leggono sono pericolose perchè non si annoiano mai … qualunque cosa accada hanno sempre una via di fuga: se ne infischiano se le fai troppo soffrire, perchè loro s’innamorano di un altro libro, di un’altra storia, e ti abbandonano.

Le donne che leggono sono pericolose perchè nutrono i loro sogni e non c’è nulla di più rivoluzionario di una donna che sogna di cambiare la propria vita: se lo fa, farà la rivoluzione; se non la fa, seminerà il terrore.

Le donne che leggono sono pericolose soprattutto per se stesse. Ci sarà un motivo se la storia dell’umanità ha ritardato la lettura alle donne: gli uomini sapevano che avrebbe complicato loro la vita. Comunque sia: leggere è meraviglioso.

D.Bignardi

                                                           
E IO CONDIVIDO PIENAMENTE!!!!  Grace
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La vita,purtroppo, non è fatta solo di amore, di sogni, di speranze. Amore, sogni e speranze ci fanno andare avanti, vero, ma la vita va vissuta tenendo ben presente e accettando quella che è la realtà. Se nei miei libri scrivessi solo di amore, sogni e speranze non andrei oltre le 10 pagine. Va tutto dosato con saggezza. E la saggezza la si acquisisce stando con i piedi ben piantati per terra. Non tutto è rosso come l’amore. Non tutto è verde come la speranza. Non tutto è rosa o azzurro come i sogni. C’è il giallo, c’è l’arancione, c’è il viola, c’è il bianco. E c’è il nero. Dosiamo bene i colori, e diamo spazio a ognuno di loro, perchè ognuno di loro sarà parte, prima o poi, della nostra vita.

La vera vittoria sarà quando, in un momento di nero, riusciremo a far ritornare l’arcobaleno.

Ridete, gente, ridete! Non struggetevi troppo nel rosa, nel rosso e nel verde. Tuffatevi nel giallo dell’allegria, nell’arancione dell’ironia, nel lilla della vostra anima, nel bianco della pace interiore. E fate della vostra vita un capolavoro di colori.

Grace

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sorsi di cielo e stelle

Il momento della sera in cui si decide di andare a dormire è un momento magico.

Togliamo gli abiti, e con loro ci leviamo le ansie della giornata, le aspettative andate in fumo, la frenesia del lavoro, la tensione, le corse contro il tempo, le inquietudini, le preoccupazioni.

Ci infiliamo sotto alle coperte, ci rilassiamo e lasciamo che il nostro corpo si abbandoni al ristoro. I ritmi rallenteranno, il respiro ritornerà ad essere regolare e profondo, le ossa si distenderanno e depositeranno tutto il peso della giornata.

Quando tutto ciò accadrà, si spalancherà la porta magica del mondo dell’ incoscienza, dei sogni, dell’altra ‘metà’ della nostra vita, quella popolata solo dalle speranze, dalla felicità, dalla bellezza, dalla serenità, dai sorrisi.

Godiamoci questo passaggio magico, facciamone tesoro, e lasciamo che il nostro vero io se ne impossessi affinchè il risveglio possa essere più sereno e pieno di intense pennellate di colore.

Buonanotte, e che sia una notte magica…

Grace Freeman

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“Tu sei una luce meravigliosa che mi fa vedere cose che nessun altro vede.”

Andrew a Elaine – SOTTO IL CIELO DELLA SCOZIA

G.Freeman

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Uno deve sempre capire quando uno spettacolo giunge alla fine.

Se insistiamo a rimanere più a lungo del necessario, perdiamo la felicità e il significato di ciò che ci aspetta.

Chiudere i cicli, chiudere le porte, finire i capitoli – comunque lo vogliamo chiamare, ciò che importa è lasciare nel passato il momento di vita che abbiamo finito.

Hai perso il lavoro? Hai chiuso una relazione d’amore? Hai lasciato la casa dei tuoi genitori? Sei andato all’estero a vivere? Una lunga e vecchia amicizia si è interrotta all’improvviso? Puoi passare tutto il tempo che vuoi pensando al perchè sia successo.

Puoi dirti che non farai un altro passo finchè non capirai perché le cose che erano così importanti nella tua vita si sono trasformate in polvere.

Ma le cose passano, e il meglio che possiamo fare è lasciarle davvero andare via…

Ecco perchè è così importante (per quanto possa essere penoso) distruggere i ricordi, donare agli orfani, vendere o regalare i libri che abbiamo a casa.

Ogni cosa nel mondo visibile è una manifestazione dell’ invisibile, di ciò che sta succedendo nel nostro cuore, e liberarci di certi ricordi vuol dire lasciare spazio ad altri ricordi che ne prenderanno il posto.

Lasciate andare le cose, staccatevi da esse.

Nessuno gioca la vita con carte segnate, a volte si vince, altre si perde. Non aspettatevi niente in ritorno, non aspettatevi che i vostri sforzi siano apprezzati, il vostro genio scoperto, il vostro amore capito.

Smettete di guardare sempre lo stesso programma sulla vostra televisione emozionale, quello che vi fa vedere solo quanto avete sofferto per una determinata perdita: questo vi avvelenerà.

Niente è più pericoloso che non accettare gli amori finiti, i  lavori promessi e mai iniziati, le decisioni che hanno aspettato il ‘momento ideale’.

Nel momento stesso  in cui si apre un nuovo capitolo, il vecchio va chiuso: ditevi che quello che è passato non ritornerà mai più. Ricordatevi che c’era stato un periodo della vostra vita in cui siete riusciti a vivere senza quella persona, o quella cosa – niente è insostituibile, un’abitudine non è una necessità.

Chiudete i cicli.  Non a causa dell’orgoglio, dell’ incapacità o dell’ ignoranza. Ma semplicemente perchè non fanno più parte della vostra vita

Chiudete la porta, cambiate musica, pulite la casa, eliminate la povere.

Smettete di essere quello che eravate e cambiate in quello che siete.

                                                            

(…) Così, bene o male, il tempo passò.  

Elaine, quel sette di marzo, alle sei di sera, si mise in macchina per raggiungere Edimburgo e l’uomo che amava e che non vedeva da un lunghissimo e faticoso mese.

C’era un bel traffico, dato che era l’ora di punta, ma Elaine si impose di rimanere calma, di guidare con prudenza e porre la massima attenzione nella guida; non voleva certo che le capitasse qualcosa proprio adesso che stava per rivedere il suo amore!

Mentre si districava nel traffico, la sua mente si soffermava sull’immagine di Andrew, sui suoi profondi occhi verdi, sul suo sorriso, che per un mese aveva dovuto solo immaginare e ricordare. Pensò alle sue mani grandi e forti, ma così delicate quando le sfioravano la pelle, che ebbe un brivido di piacere nel considerare che presto l’avrebbero toccata di nuovo.

Il tragitto di poche miglia sembrò stranamente lungo.

Andrew l’aveva chiamata nel mezzogiorno, avvisandola che era arrivato a Edimburgo e aveva preso possesso del suo alloggio, dove avrebbe mangiato qualcosa, avrebbe fatto una bella doccia e si sarebbe preparato per le prime due ore del suo corso di storia. La lezione sarebbe terminata alle sei, quindi le disse che, se fosse arrivata per le sei e mezza in George Square, al William Robertson Building, lui di certo sarebbe stato là ad aspettarla.

Elaine aveva evitato di passare nel centro della città per schivare il traffico peggiore, quindi le deviazioni le fecero perdere qualche minuto. Consultò l’orologio digitale dell’auto: le sei e quaranta, nemmeno troppo in ritardo, tutto sommato.

S’infilò nel primo parcheggio che trovò libero in George Square, chiuse l’auto inserendo l’antifurto e fece a piedi il breve tratto di strada che l’avrebbe portata al numero indicatole da Andrew.

Soffiava un vento gelido dal mare, quella sera, ed Elaine si strinse il bavero del giaccone al collo per proteggersi meglio dal freddo, e camminò con il viso leggermente inclinato verso terra, per evitare che le raffiche le entrassero negli occhi, pungendoli come aculei. Quando capì di essere arrivata all’edificio che le aveva indicato Andrew, sollevò il capo e vide, dal numero civico, di essere al posto giusto: era un moderno palazzo con ampie finestre e per raggiungere l’ingresso bisognava salire una decina di bassi gradini di granito e…

E poi lo vide, seduto su quei gradini, con le braccia appoggiate alle ginocchia, avvolto da una pesante sciarpa e con un berretto di lana in testa: era là, ad aspettare lei, con il sorriso più bello e più felice che Elaine gli avesse mai visto.

Il suo cuore le fece un balzo nel petto e impazzì di gioia: lui era là!

Con nient’altro nella testa se non il desiderio di riabbracciarlo, Elaine si mise a correre verso di lui.(…)

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G.Freeman – SOTTO IL CIELO DELLA SCOZIA

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(…) Così, bene o male, il tempo passò.

Passò anche per Andrew, la cui vita in quel mese non fu certo così movimentata come quella di Elaine.

Passava le solite ore a pregare e meditare, celebrava con fervore quelle che avrebbero potuto essere le sue ultime messe, e lavorava. Preparava le tracce e gli schemi per il corso all’università e faceva ricerche accurate per quello che sarebbe stato il suo secondo libro, trovando nello studio e nella scrittura due amici di cui non poter più fare a meno, beandosi nella conoscenza sempre più profonda e particolareggiata della storia, che amava sempre di più.

I colloqui con il padre spirituale non sortirono gli effetti sperati dall’Arcivescovo, anzi, lo resero sempre più convinto della sua scelta di vita, tanto che, a una settimana dalla fine del ritiro, ebbe la notizia che tanto aspettava: la sua richiesta era stata notificata e mandata a Roma alla Congregazione della Dottrina  della Fede, e lui fu sospeso dagli obblighi sacerdotali.

Andrew, in un primo momento, si sentì quasi perso: dopo anni di sacerdozio, la cosa lo turbò un po’ a livello psicologico, ma, essendo stato ben convinto di questa scelta, superò l’iniziale momento di confusione e cominciò a pensarsi un uomo diverso, con una vita sicuramente da ricostruire, ma pur sempre  con delle buone prospettive davanti.

Il suo  libro, consegnato ormai a molte librerie in tutta la Scozia, stava cominciando a dare i primi frutti, e le critiche apparse sulle riviste letterarie erano buone e incoraggianti.

Nel frattempo i genitori, che vivevano a Dingwall nelle Highlands, lo andarono a trovare un paio di volte e, vedendolo sempre molto sereno e sicuro del passo che stava compiendo, accettarono quella che inizialmente non era stata una scelta che approvassero più di tanto.

Anche la madre, da sempre molto orgogliosa di avere un sacerdote in famiglia, alla fine  accolse la decisione di Andrew con cuore sereno, sapendo di non avere un figlio soggetto a colpi di testa, ma un figlio che era un uomo ormai maturo e  capace di prendere seriamente le proprie decisioni. Comunque, il fatto di vederlo trasformato in un promettente scrittore di storia, attutì un po’ il colpo.

Così, bene o male, il tempo passò.  (..)

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G.Freeman  SOTTO IL CIELO DELLA SCOZIA

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Così, bene o male, il tempo passò.

Passò con i soliti impegni, con il solito lavoro, con qualche imprevisto … passò.

E man mano che passava, le giornate si allungavano e le ore di buio diminuivano: ci si alzava al mattino quando le prime tenue luci filtravano dalle persiane e si usciva da scuola con il chiaro e, tempo permettendo, con il sole. Ciò contribuiva a rendere gli animi un po’ più sereni: gli scozzesi sanno bene quanto sia preziosa la luce, quando sono costretti a passare mesi con poche ore del tanto agognato chiarore del giorno. La luce restituisce loro allegria e voglia di uscire a vivere, anche se il freddo è ancora pungente e magari scende ancora qualche fiocco di neve.

E così era anche per Elaine: giorno dopo giorno, con l’aumentare delle ore di luce, aumentava anche la sua felicità nel sapere che ormai mancavano sempre meno giorni a quando avrebbe rivisto  Andrew.

……….

 

Elaine ritornò un paio di volte  da Padre James, trovando sempre più conforto nelle sue parole e nel suo sostegno, e spesso si soffermò nel silenzio e nel raccoglimento della chiesa.

Approfittò del week-end di Nicholas con il papà per andare a trovare i genitori ad Ashlington, e passò molto tempo a casa di Janet, a chiacchierare e ridere come non facevano da molto tempo: pur nella fatica di quelle lunghe ed interminabili giornate, Elaine si sentiva totalmente serena.

Così, bene o male, il tempo passò.

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G.Freeman  SOTTO IL CIELO DELLA SCOZIA

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“…Io ho ricominciato a pregare, questa settimana.” gli rivelò Elaine, che dai giorni del suo divorzio con Christopher, aveva smesso di dialogare con Dio, pensando che proprio non avrebbe potuto volere di più da lei.

“E non pensi che sia un bene?”chiese Padre James.

“Ne sono degna? Dio mi vorrà ascoltare ancora?” domandò quasi umilmente Elaine.

“Dio ascolta chiunque si rivolga a Lui con cuore sincero, Elaine. Questo dovresti saperlo, l’ho detto tante volte ai tuoi bambini quando venivo a fare religione nella tua classe. E poi non ho bisogno di dirti le cose che sai da una vita, so che non le hai dimenticate.” la confortò Padre James.

“Solo tu puoi sapere cosa c’è veramente nel profondo del tuo cuore. Se il tuo cuore è sincero, il tuo sentimento vero, se non lo stai ingannando, se vi amate veramente, come penso che sia, non devi sentirti così. Parla con Dio, Elaine, e Lui ti ascolterà, ritorna ad avere quella fede che ti ha sempre sostenuta, non potrà che essere un conforto.”

Elaine si asciugò le lacrime che non avevano mai smesso di scendere silenziose e irrefrenabili dai suoi occhi.

“Grazie, Padre James. Ho come il sospetto che verrò ancora a trovarla, nelle prossime settimane.”

“Bene! Vuol dire che so ancora fare qualcosa di buono!” rise Padre James: una risata limpida e cristallina, come dovevano essere sicuramente anche la sua fede e la sua anima.

La sua serenità coinvolse anche Elaine, che sentì sciogliersi gran parte delle sue pene e riacquistò quella fiducia nel domani che era andata a mano a mano scemando durante la settimana.

“Posso chiederle un altro piacere?” domandò un po’ tentennante.

“Tutto quello che posso fare per te, lo farò.”

“So che la chiesa è chiusa, a quest’ora, ma potrei andarci lo stesso?”

“Come no! La casa del Signore è sempre aperta, ricordati.”

Così Padre James la accompagnò in chiesa e la lasciò sola con i suoi pensieri per un po’ di tempo: era silenziosa, illuminata solo dalle candele votive che non venivano mai spente e dalla debole luce invernale che entrava dalle vetrate colorate, e profumata di incenso.

Elaine si sedette, e poco alla volta ritrovò molte cose: se stessa, la sua anima, il conforto e la fiducia.(…)

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G.Freeman      SOTTO IL CIELO DELLA SCOZIA

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(…)

Lo sentì gemere sotto il suo tocco, mentre la baciava sul collo e le sfilava i pantaloni della tuta che Elaine scagliò via con un calcio.

Poi lui le prese le cosce e, sempre tenendola bloccata contro il frigorifero, la sollevò e la penetrò con impeto, togliendole ogni razionalità.

Cominciò a muoversi dentro di lei, spingendo a fondo.

“Ti piace così, Lennie? Perché a me fa impazzire. Come mi fa impazzire tutte le volte che sono dentro di te e sento il tuo calore, quando sento che diventiamo una cosa sola, quando sento che mi stringi e mi  avvolgi morbidamente.” le disse fissando lo sguardo dentro il suo, quasi inchiodandola nei suoi occhi.

“Mi piace, Andrew, mi piace da morire, non smettere, non smettere.” ansimò Elaine, con la mente completamente azzerata, solo concentrata sulle sensazioni intense che le stava facendo provare.

Era aggrappata a lui come ci si aggrappa alla vita, col bisogno totale di essere sua, col bisogno assoluto di sentirlo raggiungere il piacere insieme a lei.

Erano talmente eccitati che l’orgasmo li sorprese velocemente, con prepotenza, e fu un orgasmo fortissimo che li lasciò senza fiato e quasi stremati per molti minuti, senza nemmeno la forza di staccarsi l’uno dall’altra. (…)

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G.Freeman – SOTTO IL CIELO DELLA SCOZIA

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